Il 25 Aprile nel ricordo dei bambini di allora

Quest’anno abbiamo deciso di celebrare il 25 aprile attraverso il ricordo dei bambini di allora, ora donne e uomini anziani. Sono emerse anche delle similitudini con il periodo della pandemia e tutte le restrizioni che hanno cambiato la vita e i sogni dei bambini di oggi.

Abbiamo sentito Norina, classe 1924. Ricorda che «il 25 aprile 1945 c’era un gran movimento di uomini che dalle colline scendevano ad Alba: noi facevamo festa, eravamo felici perché la guerra era finita. Però si sentiva forte il dolore per i ragazzi che non c’erano più, che non sarebbero mai più tornati al paese». Poi il ricordo passa a sua mamma, «Mamma Pierina, donna semplice dal cuore grande, che aiutava e dava da mangiare a tutti ed era molto apprezzata dai Partigiani della Brigata Matteotti di Paolo Farinetti. Fu lei, la mattina del 7 dicembre ‘44, a trovare il corpo senza vita di Vincenzo Ambrogio, in un fosso ai Canta, a pulirgli il viso, sciogliere i polsi dalle corde e a dire il primo requiem aeternam». E’, infine, Norina a tracciare un parallelo con l’oggi: «Gli anni della guerra sono stati terribili: oltre alla paura, dovevamo convivere con la miseria più nera. Ma questo anno di pandemia, chiusa in casa da sola, a vedere i miei nipoti solo dalla finestra, e con il ristorante sotto casa – che fu di mia mamma e dove ho lavorato per tutta la vita – chiuso per lunghi mesi; ecco, forse questo anno è stato anche peggio».

Bianca, classe 1931, non ricorda il giorno preciso del 25 aprile, ma molti momenti prima, durante la guerra. «I miei avevano nascosto i partigiani in casa. Ricordo i Muti, quelli cattivi, che li cercavano. Ci hanno messo contro il muro con il mitra davanti. Avevo 12/13 anni. Mi sono messa a piangere e sono stata buttata in strada, davanti a tutti».

Anche Nino, classe 1937, ha molti ricordi della guerra. «Avevo 7 anni, ci fu un rastrellamento. Volevano catturare 200 cittadini albesi per vendicare i tedeschi uccisi verso Roddi. Vennero due soldati della Wehrmacht per prendere mio padre. Mi misi a piangere… Uno di loro, forse un papà, disse “nascondere, nascondere”… e non lo portarono via». Del 25 aprile ricorda che «abbiamo fatto festa. E dopo non ci sono più stati combattimenti in città».

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