Un anno di pandemia

Mascherine FFP2, DPCM, zoonosi, distanziamento, assembramento : quante parole sono entrate nelle conversazioni quotidiane ormai da un anno, un anno passato fianco a fianco, o meglio in rincorsa di esso, con questo silenzioso ma presente virus, precisamente “coronavirus SARS-CoV-2”.

Chi l’avrebbe mai detto, quando ancora sembrava a tutti noi una storia limitata a Wuhan, città cinese mai sentita prima, quando ancora nei primi due mesi del 2020 giustamente giravamo senza alcun cruccio, inconsapevoli di un nemico silente che quasi sicuramente già circolava e mieteva vittime nel nostro paese, con ondate in Lombardia di gravi polmoniti bilaterali, che per ovvi motivi nessuno avrebbe mai associato alla più pesante pandemia dell’era recente.

Posto che serve tempo per poter fare analisi complete a bocce del tutto ferme, a 365 giorni e rotti di distanza si possono provare a trarre alcuni spunti di riflessioni tra la moltitudine che ci offre la spirale infinita di eventi scatenati e collegati alla pandemia da coronavirus, talmente dirompente da produrre un effetto di straniamento rispetto a quello che è stata la società pre covid, visto quanto ormai siano diventati automatici per tutti noi una serie di comportamenti “nuovi”.

In primis, cercando di trovare qualche aspetto positivo(si perdoni l’uso di un termine poco felice nel contesto attuale), non si può non guardare ai clamorosi risultati scientifici ottenuti in 12 mesi, con in testa la disponibilità di diversi vaccini, volano dell’uscita graduale dal tunnel pandemico; anche qui purtroppo non tutto è roseo, con la questione dello scarso approvvigionamento per i paesi più poveri o ancora del caos mediatico che si genera spesso quando si trattano questi temi, con il rischio di spargere disinformazione tra i cittadini, sballottati tra notizie che passano in pochissimo tempo da A al contrario di A.

Inoltre, non si può non fare una menzione al mondo della scuola, messo in ginocchio dalle chiusure e costretto a ricorrere spesso alla didattica a distanza, strumento indispensabile in questo momento storico, sicuramente dall’ampio potenziale, ma ancora legato a doppio filo a disuguaglianze come il divario digitale o la mancanza di adeguata connessione in tanti angoli dimenticati d’Italia; o ancora, l’impatto psicologico dei lockdown e dei lunghi periodi in casa, controbilanciato tuttavia anche dalle enormi perdite umane, che rischiano di perdersi come numeri nei bollettini quotidiani a cui ormai siamo come assuefatti.

Assunto che il rischio di mettere in un calderone tante questioni profondamente complesse è elevato in un contesto simile, ci avviamo alla conclusione rimarcando come questa fase di alternanza tra ondate di contagi e periodi relativamente più tranquilli sia caratterizzata da un difficile bilanciamento di pesi e contrappesi, tra imprescindibile tutela sanitaria e impatto economico, con un’attenzione specifica che va data a come il covid vada ad allargare ancora maggiormente le disuguaglianze già presenti, con profonda influenza, tra tutti, sui già profondi divari di genere.

Infine, volendo dare un necessario sguardo di prospettiva verso il futuro, le sfide dei prossimi mesi sono tanto chiare quanto cruciali, si pensi ai fondi del Next Generation UE, occasione epocale da non perdere per il rilancio del nostro paese soprattutto su due binari, quello della transizione ecologica e quello della digitalizzazione, che tocca anche il nostro partito, chiamato a fare la sua parte nel governo Draghi così come nel promuovere sempre più iniziative a livello comunitario ed europeo, perché “nessuno si salva da solo”.

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