Chi sono i veri colpevoli del caso TAV?
L’anno che è appena terminato non ha ancora portato alcun verdetto dell’analisi costi e benefici per il progetto TAV Torino-Lione. Abbiamo avuto rassicurazioni dal presidente del Consiglio Conte che entro la data del voto europeo arriverà.
Intanto lo scorso sabato si è tenuta una nuova manifestazione del fronte Sì TAV a Torino, nella stessa arena in cui si sono svolte le due precedenti nell’inverno scorso.
All’ultima dei NO TAV vi avevano partecipato delegazioni di altre organizzazioni come i NO TAP, i NO Terzo Valico, e anche qualche francese dei gilet gialli, assieme a numerosi amministratori locali della val Susa. Questa volta sono stati presenti i principali sindaci e le delegazioni regionali dell’Italia settentrionale. Da Aosta a Padova, passando per l’Emilia-Romagna.
Interessanti sono state le dichiarazioni del governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, rilasciate a La Stampa qualche giorno prima della manifestazione: «Il governo, come avevo previsto, rinvia alle calende greche, o meglio a dopo le scadenze elettorali, ogni decisione sulla Tav, ma autorizza da subito gli aumenti dei pedaggi autostradali sulla Torino-Bardonecchia in modo da finanziare il raddoppio del tunnel autostradale del Frejus – commenta Sergio Chiamparino -. Salvini e Di Maio sono il governo del Sì Tir – No Tav. Ogni manifestazione, ogni forma di pressione, è dunque benvenuta e il 12 gennaio ci sarò anche io, insieme ai sindaci che hanno già aderito e a tutti quanti aderiranno, per contrastare un governo che vuole mettere il Piemonte in un angolo e dire Sì alla Tav, al lavoro, ai diritti, alla crescita». Ecco, il passaggio in cui allude metaforicamente al governo del Sì Tir dovrebbe farci riflettere. Perché forse non tutti sanno che nel fronte NO TAV (da sempre in lotta contro le cosiddette lobby che vorrebbero cementificare l’Italia) ci sono anche dei lobbisti, tra questi il più importante è l’attuale sindaco di Susa, Sandro Plano. Da un articolo di Repubblica uscito nel novembre scorso è emerso che egli è stato «fino a pochi anni fa dirigente della Sitaf, la società proprietaria dell’autostrada» e quindi ovviamente anche del tratto del tunnel autostradale del Frejus nel quale passano i Tir con tutti i gas di scarico che rilasciano ed inquinano (molto più che un treno che viaggia su rotaia alimentato dai cavi elettrici). Ma questo non sembra interessare gli attivisti NO TAV, e da alcuni pare ancor peggio attentamente censurato per difendere magari gli interessi di qualcuno che su quell’autostrada ci guadagna e allora viene spontaneo chiedersi che fine ha fatto la lotta contro “le lobby che lucrano e spingono solo per il guadagno”?!
Inoltre, vien da chiedersi anche perché l’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli non abbia preso dei provvedimenti contro l’emergenza amianto, la corruzione e le infiltrazioni mafiose nei cantieri delle opere pubbliche.
Forse non sa che fu proprio un suo predecessore, Pietro Lunardi, ministro presso lo stesso dicastero con il governo Berlusconi II a varare una riforma sulle grandi opere, la cosiddetta Legge Obiettivo per le Grandi Opere (Legge delega 21 dicembre 2001), che lasciava molte incertezze ed ambiguità sulla gestione delle gare d’appalto, sulla tutela dell’ambiente, sull’obbligo di ridurre al più i finanziamenti pubblici per le grandi opere, avendo per effetto la possibilità di omettere certe indagini e provvedimenti per prevenire i danni ambientali appunto, e di spostare agli enti locali (comuni, province, regioni, tribunali locali) le responsabilità e gli obblighi per la gestione dei cantieri e dell’avanzamento di un’opera pubblica, aprendo così, in un tal campo di incertezze, la porta alla speculazione, alla corruzione e alla criminalità organizzata. Ecco come sono entrate tutte queste piaghe, giustamente denunciate.
Tale legge è stata definita fallimentare e «criminogena» dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone. Ora, se questo è il governo del cambiamento dovremmo aspettarci dal ministro in carica una presa d’atto della situazione caotica e premere affinché riporti un po’ di ordine: si dica a chi spettano le spese per la cura ambientale e la rimozione di eventuali sostanze tossiche per la bonifica di un territorio, si faccia ordine e giustizia sulla gestione delle gare d’appalto e sulla divisione dei finanziamenti tra enti pubblici e privati, si controlli e si combatta con freddezza il rischio di possibili infiltrazioni mafiose e mazzette.
Basta perdere tempo con la solita retorica che blocca i lavori e lo sviluppo di un territorio. Se un’opera può servire a snellire il traffico magari si ridurrebbe il rischio che crollino i ponti, magari si ridurrebbero le emissioni di CO2 optando più per il trasporto ferroviario, e con l’apertura a tratte commerciali di rilevanza e contatto continentale e globale, si potrebbe portare anche un po’ più di ricchezza alle comunità che partecipano a questi commerci.
Andrea Fenocchio
GD Alba
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