Global Compact for Migration. Continua la propaganda di Salvini sull’immigrazione
Matteo Salvini, che non perde occasione per gettare fumo sulle difficoltà che incontra il Governo continuando a cavalcare i temi legati all’immigrazione. Questa volta ad entrare nel mirino propagandistico del Ministro degli Interni è stato il Global Compact for Migration, che a giorni dovrebbe essere approvato e di cui fino a poco fa molti, dentro e fuori dalle aule parlamentari, ignoravano l’esistenza. Ma di che cosa si tratta, effettivamente?
Il “Global compact for safe, orderly and regular migration” è un documento promosso dalle Nazioni Unite, nato dall’idea di formulare principi comuni e alcune linee guida generali sulle politiche migratorie, nel tentativo di dare una risposta coordinata e globale al fenomeno. Il documento venne firmato la prima volta nel 2016 durante l’Assemblea generale dell’ONU a New York, ma la versione finale dovrebbe essere approvata durante un vertice che si terrà sotto l’egida delle Nazioni Unite il 10 e l’11 dicembre a Marrakech.
Si tratta di un documento giuridicamente non vincolante, volto ad istituzionalizzare principi già scaturiti dalla prassi internazionale in modo da rendere questo campo d’azione più omogeneo a livello globale. Qui, la migrazione viene descritta come un fenomeno che da sempre caratterizza l’esperienza umana e dunque risulta necessario lavorare sulle politiche migratorie in modo da renderle più efficaci, condividendo le responsabilità e gli obiettivi. Infatti, viene sottolineato che, per gestire il fenomeno migratorio sia necessaria una strategia cooperativa poiché è impossibile che uno Stato si possa far carico della questione da solo.
Nel preambolo, viene ribadita, in accordo con la Carta delle Nazioni Unite, la centralità del tema dei diritti umani e delle libertà fondamentali; per questo motivo ai fini del Global Compact si è deciso di considerare la migrazione in tutte le sue forme, senza distinguere le varie cornici giuridiche di riferimento (rifugiati, migranti economici, regolari e irregolari etc…).
Il documento si inserisce inoltre, all’interno dell’Agenda 2030, progetto ambizioso delle Nazioni Unite che indica 15 ambiti, i cosiddetti “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, in cui è necessario intervenire intraprendendo azioni concrete. Il documento infatti pone come obiettivi inderogabili e centrali il rispetto dei diritti umani, delle differenze di genere, lo sviluppo sostenibile e un approccio multilaterale e partecipativo volto a instaurare una cooperazione a livello internazionale sul tema; sottolineando, inoltre, l’apporto positivo dei migranti e dei rifugiati nei confronti dello sviluppo sociale locale.
Diversi Paesi che nel 2016 avevano firmato il documento, però, oggi, dopo il cambio di colore degli esecutivi, dichiarano di non voler più aderire. Sono gli Stati Uniti di Donald Trump, l’Australia, diventata negli ultimi anni un modello di violazione dei diritti umani di migranti e richiedenti asilo, Israele, i cosiddetti Paesi del Gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) a cui si sono poi aggiunti Austria, Bulgaria e Svizzera. Bisogna anche sottolineare, però, che molti Paesi che si dichiarano favorevoli al contenuto del Global Compact, sono invece restii nel investire le proprie risorse per la sua implementazione e questa situazione non ha fatto che peggiorare la percezione che a livello internazionale lo caratterizza.
Per quanto riguarda l’Italia, mentre il Ministro degli esteri Moavero non si è apertamente opposto, dato che il documento non risulta essere vincolante e pone gli oneri dell’immigrazione in un’ottica di responsabilità condivisa, il premier Conte ha dichiarato: “Il Global Migration Compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini; il governo ritiene, perciò opportuno parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione”. A Marrakech, quindi, “il Governo italiano non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato”. Il concetto è stato poi ribadito anche dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha accusato una “Sinistra” non meglio specificata di opporsi ad un dialogo aperto e trasparente sul tema. Secondo il ministro leghista, sostenuto anche dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, infatti, questo documento metterebbe sullo stesso piano migranti economici e rifugiati, esponendo l’Italia ad un’ondata di immigrazione incontrollata.
L’ONU, ha risposto a questa serie di accuse ricordando che si tratterebbe di un accordo non vincolante, ma questo argomento sembra quasi ridurne l’importanza dato che anche i trattati non vincolanti, dal momento in cui sono adottati, entrano a far parte degli strumenti che possono orientare le politiche nazionali e le decisioni in ambito internazionale. Infatti, insistendo sul carattere non vincolante del documento, i suoi difensori sembrano sminuirne l’importanza. E se non risulta essere così importante, può risultare legittimo per alcuni chiedersi perché sia necessario approvarlo.
Inoltre, le Nazioni Unite hanno sottolineato come l’approvazione del documento non aprirebbe la strada ad un’immigrazione incontrollata e selvaggia; anzi per alcuni aspetti il testo finale risulterebbe perfino meno vincolante di alcune legislazioni nazionali ed europee riguardanti il tema migratorio, dato che nel corso delle trattative molti punti sono stati ridimensionati (come l’importanza del ricongiungimento familiare) o perfino eliminati (come il divieto di detenzione minorile).
Queste argomentazioni sono però fonte di indifferenza per i partiti sovranisti e xenofobi, in prima linea pur di contrastare l’approvazione del documento; anche perché molti degli Stati interessati dalle ondate migratorie si sono a lungo opposti ad ogni discussione che ponesse il tema migratorio in un’ottica multilaterale.
È per questo motivo che la versione definitiva risulta essere ispirata per lo più, come ricordano Annalisa Camilli e Francesca Spinelli su Internazionale, all’ottica di chiusura che oggi caratterizza l’Europa ed è possibile che il documento potrebbe essere utilizzato come strumento di propaganda nelle imminenti elezioni europee, offrendo ai Paesi che vi si sono opposti muscolarmente l’occasione di strumentalizzare il dibattito, ancora una volta sulla pelle dei migranti.
Francesca Prandi
GD Alba