LA RIVOLTA SARDA
È da giorni ormai che sui giornali e alla televisione sentiamo parlare dei pastori sardi che protestano e versano a terra il loro latte, ma ci siamo fermati a pensare per un momento a questo loro gesto? Ci siamo chiesti perché lo fanno o invece ci siamo subito messi sui social media a sostenerli o incolparli per quello che stanno facendo?
Proviamo a fare un quadro più dettagliato della situazione che, purtroppo, è iniziata già da tanto tempo; infatti, alcuni problemi si erano già verificati nei mesi estivi con i primi cali di prezzo al litro del latte ovino, arrivando a 85 cent/l. Ciò è stato causato dall’abbassamento del prezzo di mercato del pecorino romano (formaggio prodotto interamente con il latte sardo), sceso dai 10€/kg agli attuali 6€/kg.
Questo abbassamento è continuato imperterrito, fino ad arrivare ad un prezzo al litro compreso tra i 50 e 60 cent, accordato tra gli industriali lattiero-caseari. Da qui ecco lo scoppio della rivolta dei pastori, rappresentata dall’immagine simbolo dell’onda bianca: litri e litri di latte riversati per le strade e nelle aie delle aziende, dove i pastori preferiscono rovesciare a terra il latte e/o regalandolo piuttosto che venderlo ai caseifici.
Molti a questo punto si chiederanno perché gettarlo e non venderlo ugualmente. C’è da considerare però che i pastori sanno benissimo che senza materie prime per il formaggio, le industrie si trovano impossibilitate ad avere prodotti finiti da immettere sul mercato, di conseguenza, finite le scorte, dovranno acquistarne comunque, aumentando la domanda rispetto all’offerta e facendo così alzare il prezzo del latte ovino.
Per la Sardegna, l’allevamento di ovini da latte è una delle principali fonti di reddito e questa situazione la sta letteralmente distruggendo; gli allevatori che faticano tutti i giorni (festività comprese) per riuscire a mantenere la propria famiglia, si vedono umiliare dall’industria che non valuta adeguatamente questo loro impegno, anzi lo vanifica. Con questa rivolta i pastori chiedono innanzitutto più rispetto per il loro lavoro e più riconoscimento per i loro sforzi, con il quale tengono in piedi un’intera regione, ma soprattutto reclamano un prezzo più onesto e più corretto per il loro latte.
In queste ore il governo, assieme alla regione, agli allevatori e agli industriali, sta discutendo riguardo ad un giusto prezzo per il latte (e di conseguenza per il formaggio) idoneo al mantenimento degli allevatori. I pastori lottano per avere almeno 1€/l, anche se si spera riescano ad avere di più.
Matteo Ramello, GD Alba.