Spread alto: “affossometro” per famiglie e risparmiatori

In questo ultimo periodo si è sentito molto parlare di spread.
Spread alto, rischio molto elevato per gli investitori; attenzione allo spread; allarme rosso per quota spread. Così titolavano molto giornali e telegiornali. La domanda che sorge spontanea è: davvero l’Italia con uno spread elevato può incorrere in così tanti rischi?
Prima di capire i veri pericoli per l’Italia ed i suoi risparmiatori, vediamo cos’è questo numerino che scende ma che in questo periodo continua a salire di giorno in giorno, toccando nuove vette.
Lo spread è la differenza di rendimento tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi (bund tedeschi, a dieci anni), perché quelli della Germania sono considerati i più affidabili d’Europa. Più corto è il distacco tra questi due titoli, maggiore è la stabilità economica del nostro Paese. È considerato come l’indice di fiducia dei mercati finanziari verso un Paese. Se il rendimento e lo spread salgono, aumenta la spesa dello Stato per interessi, quindi, si hanno molti soldi in meno da poter impiegare in altro.
Ora, capito il meccanismo di questo indice, passiamo ad analizzare in breve i veri rischi che comporta la sua salita continua.
La salita dello spread ha comportato un effetto diretto sulle banche perché queste, negli ultimi mesi, sono state le maggiori acquirenti di BTP (buoni del tesoro poliennali, intesi quelli a lunga scadenza, dieci anni). L’innalzamento dello spread ha causato 6 miliardi circa di perdite per loro e per tutti i risparmiatori italiani e non che hanno deciso di acquistare sul lungo periodo. Se sale il rendimento del BTP diminuisce il valore delle loro attività e di conseguenza i requisiti di capitale richiesti dalla BCE (Banca centrale europea) aumentano. Questo ha un effetto negativo sui risparmiatori perché quando le banche arrivano a perdere ogni giorno capitale hanno due possibilità:
-concedere meno prestiti e mutui
-ricapitalizzare (aumenti di capitale del sistema bancario, facendo ricorso prima al mercato e poi ad interventi di sostegno a carico dei singoli Stati).
Nel primo caso, concedere meno prestiti e mutui, significherebbe danneggiare i risparmiatori e le loro famiglie. Nel secondo caso, se la ricapitalizzazione non dovesse andare a buon fine, potrebbe essere valutata l’ipotesi di insolvenza nella quota eccedente garantita dal fondo depositi e prestiti (la banca non è in grado di restituire i soldi ai suoi clienti).
In questo momento gli investitori, non sono interessati a sottoscrivere BTP (che rappresentano, come abbiamo detto, quote di debito italiano) ma volgono il loro interesse ai titoli a breve scadenza. Per esempio, se lo spread supera quota 300 punti, gli investitori sono molto poco propensi a prestare denaro all’Italia acquistando titoli di Stato. Gli investitori (per la maggior parte gli altri Paesi europei), per poter avere fiducia nei titoli italiani, devono poter ricavare rendimenti molto elevati.
Questo comporta che il debito italiano cresce sempre di più ed il nostro Paese non riesce più a finanziarlo (cioè a coprirlo).
In conclusione, l’aumento eccessivo di questo indice, comporta un rallentamento dell’economia del nostro Stato rischiando di creare una grave crisi.
Le conseguenze, quindi, sono molto negative e pericolose, l’attenzione del governo però sembra rivolta da un’altra parte, mentre il nostro Paese scivola verso un grande baratro e con lui le famiglie italiane ed i risparmiatori che ogni giorno vedono i propri guadagni investiti crollare.

Francesca Rizzo
GD Alba

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